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      Cessò per se medesima una delle difficoltà che vertevano per causa del vescovo tilesio secretario, per rispetto del quale era fatta frequent'instanza che gl'atti fossero scritti da doi, perché egli, non potendo piú sopportar il dolore che gli causava la pietra, fece risoluzione di farsi tagliare. Fu dopo la sua retirata dato il carico al vescovo di Campagna, dal quale la prima azzione fatta fu nella congregazione del 7 di giugno, con legger la risposta che li legati avevano fabricata per dar al presidente Birago. Quella essendo longa e proposta alla sprovista e non aiutata in voce da alcuno de' legati, essendo anco assai ambigua, con tali parole che si potevano tirar in commendazione et in biasmo dell'accordo fatto dal re, non fu da tutti intesa nel medesimo senso, onde ne riuscirono diverse opinioni de' prelati. Il cardinale di Lorena primo parlò sopra d'essa al longo, senza lasciarsi intender se gli piacesse o no. Finito che ebbe di dire, il cardinale varmiense, spinto a ciò da Morone, lo interpellò che dicchiarasse apertamente quello che sentiva, et egli rispose che non gli piaceva, con gran disgusto di Morone, il quale gliela aveva fatto vedere prima e Lorena aveva mostrato di restarne contento. Madruccio, che seguí, si rimise a' padri: degl'altri, chi l'approvò e chi disse non piacergli. I prelati francesi si dolsero che contra gli ordini servati nella sinodo in simili occasioni, la risposta fosse differita e disputata. Il vescovo ambasciator del duca di Savoia, quando fu suo luogo di parlar, disse che il negozio era da rimettersi assolutamente a' legati et a' doi cardinali.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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