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      I prelati et altri francesi a parte dicevano communemente ad ognun che gl'ambasciatori avevano proteste contra la persona del pontefice, che si portava per papa non essendo legitimo, per causa d'elezzione invalida e nulla per vizio di simonia, accennando particolarmente la poliza, quale il cardinale Caraffa ebbe dal duca di Fiorenza, con promissione di certa somma di danari, e la quale quel cardinale mandò poi al re Catolico, pretendendo che non poteva esser fatta se non de consenso del pontefice inanzi la sua assonzione, et a quell'altra poliza fatta di mano del papa, allora cardinale, in conclave al cardinale di Napoli, della quale di sopra s'è detto. Et il presidente Ferrier preparò un'orazione assai pungente in lingua latina, con la protestazione, la qual, se ben non fu fatta, è però andata in stampa e da' francesi è mostrata e tuttavia si mostra in stampa come se recitata fosse, della quale il portarla sostanza non è fuori del proposito presente, acciò si vegga non quel che dissero, ma che senso portarono li francesi al concilio.
      Diceva in sostanza: che essendo congregato quel concilio per opera di Francesco e Carlo fratelli, re di Francia, sentivano con molestia essi oratori francesi regii esser costretti a partirsi o acconsentir alla diminuzione della degnità del re; che era noto a chi aveva letto il ius ponteficio e le istorie della Chiesa romana la prerogativa del re di Francia, et a quelli che avevano letto li volumi de' concilii, qual luogo avessero tenuto in quelli; che gl'ambasciatori del Catolico ne' passati concilii generali avevano seguito quelli del Cristianissimo.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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