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      Passò a dolersi che il conte anco volesse prescrivere il modo d'essaminare le materie di teologia e determinar esso quando fossero ben diggeste. In fine si querelò che da loro gli fosse stato promesso che il re si contentava che il concilio si finisse, e pur gl'ufficii del conte tendevano al contrario. Et avendo gl'ambasciatori scusato il conte e soggiontogli esser verissimo quanto detto gli avevano della volontà del re circa il fine del concilio, mostrò restar sodisfatto, quando essi si contentassero che lo dicesse dove giudicasse di bisogno. Al che consentendo essi, il papa ordinò al noncio suo in Spagna di far indoglienza col re e dirgli che non sapeva penetrar la causa perché gl'ambasciatori di Sua Maestà in Roma et a Trento parlassero diversamente; e quello che piú importa, facendo egli tutto 'l possibile per compiacergli, dall'altro canto fosse contra operato; perché, essendo il concilio in piedi, egli veniva impedito di far molti favori e grazie alla Sua Maestà; che se per le cose sue di Fiandra overo per gl'interressi dell'imperatore in Germania, desiderava dal concilio alcuna cosa, poteva ben dall'esperienza esser certo quanta difficoltà vi fosse di ridur alcuna cosa a fine in Trento; che da lui si potevano prometter ogni cosa e che già ha deliberato, finito che sia il concilio, di mandar in tutte le provincie per proveder a' bisogni particolari di ciascuna, dove che in Trento non si possono far se non provisioni generali, che hanno infinite difficoltà per accommodarsi a ciascun luogo.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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