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      Il decimoquarto capo, che detestava e proibiva ogni pagamento de parte de' frutti per la collazione, provisione o possesso, piaceva molto a' francesi: dicevano che per quelle parole era levato il pagamento delle annate; e veramente chi le considera et essamina, non potrà dargli altra intelligenza; con tutto ciò l'evento ha mostrato che in Roma non è stato inteso cosí.
      Nel decimosettimo, dove è proibita la pluralità de' beneficii e concessa la dualità in caso che uno non basti, fu ricercato da alcuni aggionta, che quei doi beneficii non fossero distanti piú che per il viaggio d'un giorno, accioché potesse il provisto far parte di residenza in ciascuno di loro. Ma non potero ottenerlo, né gl'autori s'affaticarono molto, prevedendo che quel decreto, come anco tutto 'l capitolo, non averebbe avuto essecuzione se non contra qualche poveri.
      Il decimottavo, se ben piacque, in quanto restituiva infatti la provisione de' beneficii curati a' vescovi, li francesi però contradissero alla forma dell'essamine, perché pareva loro che legasse troppo strette le mani al vescovo in apparenza. Usavano per raggione il dire che quel concorso era un dar luogo troppo aperto e publico all'ambizione; che l'antichità aveva professato di dar le chiese a chi le ricusava, e che con quella nuova maniera s'introduceva non solo il procurarle apertamente, ma il professarsene degno e procacciarle.
      Sopra il decimonono capo il vescovo di Coimbria s'estese a parlar contra le espettative, come quelle che facevano desiderar e forse procurar la morte altrui; e delle riservazioni mentali passò a dire che erano fraudi e puri latrocinii, e che in fine meglio era lasciar al pontefice l'intiera collazione di tutti li beneficii, che usar arteficii cosí indegni, come era il voler dar virtú ad un pensiero non conferito, non publicato e lasciando suspizzione che potesse esser non capito nell'animo, ma inventato dopo il fatto.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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