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      Concluse che il re gli ricercava di non decretare alcuna cosa contra di quelle, e se altrimenti facessero, commandava a' loro ambasciatori d'opporsi a' decreti, sí come allora s'opponevano. Ma se volessero, tralasciati li prencipi, attender seriamente a quello che tutto 'l mondo aspettava, sarebbe gratissimo al re, il quale commandava ad essi ambasciatori d'aiutare quell'impresa.
      Sin qui parlò per nome del re; poi invocò il cielo e la terra et essi padri a considerare se la dimanda regia era giusta; se sarebbe onesto dar li medesimi ordini in tutto 'l mondo; se in questo tempo conveniva compatire, non alla Chiesa, né alla Francia, ma alla dignità d'essi padri e riputazione, et alle loro entrate, che non possono esser conservate con altre arti che come furono da principio acquistate; che in tante confusioni conveniva ravedersi, e quando Cristo viene, non cridare: "Mandaci nel gregge de' porci". Che se volevano rimetter la Chiesa nella riputazione antica, costringer gl'avversarii a penitenza e riformar li prencipi, seguissero l'essempio d'Ezechia, che non imitò il padre empio, né il primo, secondo, terzo e quarto avi imperfetti, ma andò piú in su all'immitazione de' perfetti maggiori, cosí allora non bisognava attender a' prossimi precessori, se ben dottissimi, ma ascender sino ad Ambrosio, Agostino e Crisostomo, li quali vinsero gl'eretici non armando li prencipi alla guerra e tra tanto attendendo a mondarsi le unghie, ma con l'orazione, buona vita e predicazione pura; perché essi, avendo prima formato se stessi in Ambrosio, Agostino e Crisostomo e purgato la Chiesa, faranno diventar anco li prencipi Teodosii, Onorii, Arcadii, Valentiniani e Graziani; il che sperando, pregavano Dio che da loro fosse fatto, e qui finí.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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