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      Che aveva ripreso l'anatema contra il re nel modo che negl'articoli era scritto, e che concedeva potersi riprender li prencipi e magistrati al modo che Natan fece, ma non provocargli con ingiurie e maledizzioni. Che avendo con l'essempio d'Ezechia provocato alla riformazione degl'antichi tempi, non si poteva inferire che non avesse per veri li vescovi degl'ultimi, sapendo molto ben che li farisei e pontefici sedevano sopra la catedra di Moisč. Che nell'aver detto la potestą de' re venir da Dio, ha parlato assolutamente e semplicemente, come Daniel profeta e Paolo apostolo hanno scritto, non essendogli venuto in mente la distinzione di mediato et immediato, né la constituzione di Bonifacio, al che, quando avesse pensato, essendo francese, averebbe riferito anco quello che le istorie dicono della causa et origine di quella stravagante.
      Non fece l'apologia dimminuir la mala opinione concepita contra gl'ambasciatori, anzi l'accrebbe, per esser - cosķ si diceva - non un'iscusazione d'error commesso, ma piś tosto una pertinacia in mantenerlo. E varii erano li raggionamenti, non tanto contra gl'ambasciatori, quanto contra il regno. Dicevano conoscersi chiaramente qual fosse l'animo di quelli che maneggiavano le cose in Francia. Notavano la regina madre, che avesse molto credito a' Sciatiglioni, massime al gią cardinale, che potevano appresso lei troppo il cancellier et il vescovo di Valenza, all'instanza de' quali era stato fatto quel sinistro rebuffo al parlamento di Parigi con detrimento della religione.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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