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      Ma il conte, scoperte le prattiche, preparò una protestazione e ricercò gl'ambasciatori imperiali, francesi e di Portogallo di sottoscriverla, li quali l'essortarono a non far tanta instanza per allora; poiché avendo il cardinale Morone convenuto con l'imperatore che si sarebbe proveduto inanzi il fine del concilio, sin che non si trattava di questo, non sapevano come poter protestare di quell'altro. Et il cardinale Morone, per quietar il conte, mandò piú volte il Paleoto a negoziar con lui il modo come venir all'essecuzione della sua instanza; il quale non era ben inteso manco da lui medesimo; imperoché né egli averebbe voluto che fosse fatto pregiudicio a' decreti passati, e con questa condizione era difficil cosa trovarci temperamento. Finalmente diedero parola li legati al conte che nella prossima sessione si farebbe la dicchiarazione, purché si trovasse modo che dasse sodisfazzione a' padri.
      Andato a Roma l'aviso della protesta dell'ambasciator francese, commosse maravigliosamente il pontefice e tutta la corte, quali credettero che studiosamente fosse fatta per trovar occasione di dissolver il concilio et imputarlo a loro. Ma sopra tutto si doleva il pontefice che, mentre il re gli dimandava grazia e concessione de' 100000 scudi d'entrata del clero in Francia, li suoi ambasciatori in faccia di tutto 'l concilio dicessero che poteva pigliargli senza di lui. E maggior molestia diede al cardinale di Lorena, il quale l'ebbe per un grand'attraversamento alla negoziazione che trattava col pontefice.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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