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      Nella materia de' santi furono facilmente concordi nel condannar particolarmente e specificamente tutte le opinioni contrarie agl'usi della Chiesa romana. Delle imagini vi fu un poco di differenza: perché l'arcivescovo non voleva che altro onor gli fosse debito se non per rilazione alla cosa significata, ma il general Lainez, che era un altro de' formatori, aggiongeva che oltra quell'onore, quando sono dedicate e poste in luogo d'adorazione, gli conviene un'altra venerazione propria a loro, oltre l'adorazione che si presta al santo venerato in quelle, chiamando questa adorazione relativa e quella obiettiva. Provava il suo parere perché li vasi e vesti sacrate sono degne d'una riverenza pur propria a loro per raggione della consecrazione, se ben non representano santo alcuno, e cosí all'imagine dedicata, oltra la raggion della rappresentazione, è debita una adorazione per raggion della dedicazione. Il cardinale varmiense, per sodisfazzione d'ambi li pareri, concluse che quel dell'arcivescovo si dovesse esprimere come facile e chiaro, senza però metter parole che potessero pregiudicar all'altro.
     
     
      [La riforma de' frati]
     
      Furono ancora deputati, per riveder la riforma de' frati e monache, alquanti prelati oltra quelli che l'avevano composta, et insieme a loro aggionti li generali; nella qual congregazione altro non fu mutato se non che, essendo generalmente concesso nel terzo a tutti li monasterii de' regolari mendicanti di posseder beni immobili, se ben l'instituzione loro è contraria, fra Francesco Zamorra, general de' minori osservanti, fece instanza che l'ordine suo fosse eccettuato, allegando che intendeva di viver secondo la regola di san Francesco, dalla quale non era giusto essentar quelli che non lo dimandavano; e gli fu data sodisfazzione, eccettuando il suo ordine, e li capucini ancora, facendone instanza fra Tomaso di Castello, loro generale.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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