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      Ma il cardinal Morone per il contrario disse che sapeva certo l'ambasciatore di Francia, che era ancora in Venezia, aver commissione di protestare che quel regno non obedirebbe ad altro papa che all'eletto per il concilio, onde bisognava onninamente finirlo per fuggir ogni pericolo. Il conte di Luna fece una congregazione de' prelati spagnuoli in casa sua e diede fama d'aver risoluto di protestare et opponersi.
     
     
      [La congregazione accetta i decreti formati et acconcia i contesi per ispedire]
     
      Con tutto ciò la mattina seguente li legati fecero la congregazione, nella quale furono letti li decreti del purgatorio e de' santi come erano stati formati dal cardinal varmiense et altri deputati; dopo, letta la riforma de' frati, il tutto approvato con grandissima brevità de voti e con pochissima contradizzione. Poi, letti li capi di riforma, nel primo, che de' costumi de' vescovi tratta, al passo dove si dice che "delle entrate della Chiesa non arrichiscano li parenti o famigliari", si diceva che "delle entrate della Chiesa, de' quali essi sono constituiti fedeli dispensatori per i poveri". Al qual ponto il vescovo di Sulmona s'oppose, con dire che, essendo divise per antico canone la porzioni de' poveri, della fabrica e della mensa episcopale, non era da dire che li vescovi et altri beneficiati fossero dispensatori, ma che come di parte loro propria erano patroni; non che spendendola male non incorressero peccato et indegnazione divina, sí come anco ogni altra persona, che spende male il suo proprio; ma se fossero dispensatori per li poveri, sarebbono obligati alla restituzione, cosa che non s'ha da dire.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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