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      Dopo questo fu letto un decreto, del quale in nissuna congregazione s'era prima parlato, per il quale la sinodo decchiarava che in tutti i decreti di riforma fatti sotto Paolo, Giulio e Pio in quel concilio, con qualsivoglia parole e clausule, s'intendi sempre salva l'autorità della Sede apostolica.
     
     
      [Seguito della medesima sessione: decreto delle indulgenze, di digiuni, cibi e feste, indice de' libri proibiti]
     
      Non potendosi espedire, per esser l'ora tarda, il rimanente in quella sessione, secondo la deliberazione presa nella congregazione generale, il rimanente fu differito al giorno seguente, nel quale, quantonque fosse già venuta nuova che il papa era megliorato et in tutto posto in sicuro della vita, si fece la congregazione inanzi giorno; furono letti li decreti delle indulgenze, di finir il concilio e di dimandar la conferma, et approvati da tutti.
      Dopo il disnar si fece la sessione, nella quale fu letto il decreto delle indulgenze, che in sostanza contiene: Cristo aver dato autorità di concederle alla Chiesa e lei aver usato da antichissimo tempo, e per tanto la sinodo insegna e commanda che l'uso di quelle sia continuato come salutifero al popolo cristiano et approvato da' concilii, et anatematiza chi dirà che siano inutili o che la Chiesa non abbia potestà di concederle; e per servar l'antica consuetudine e proveder gl'abusi, commanda che siano abolite tutte le questuazioni cattive, e quanto agl'altri abusi, commanda a' vescovi che ciascun raccolga tutti quelli della propria chiesa e gli proponga nella sinodo provinciale per riferirgli al papa che vi provegga.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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