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      A che rispose l'Ambasciatore non esser l'istesso il caso della Republica di Venetia, poiché ella non haveva sette Cardinali suoi Cittadini mediatori tra essa & la Santità sua; ne le cose erano le istesse, poiché le ordinationi della Repub. erano necessarie per il governo del Dominio, & da molti suoi precessori, che inanzi il Ponteficato erano vissuti in Venetia Confessori, Inquisitori, o Noncij, erano state benissimo osservate, ne però mai dopo assonti al Ponteficato, le havevano riprese: Alle quali cose replicò il Pontefice, che se le leggi dell'alienatione, & del fabricar chiese erano necessarie, egli le averebbe concesso, facendo esso quello, che non è lecito di fare a Prencipi secolari: che si ricorresse a lui, che si trovarebbe prontissimo a far ogni favore, facendo quelle leggi, quando gli fosse fatto conoscer il bisogno, mà del giudicare li Ecclesiastici, non voleva comportarlo, perche non si comprendono tra li soggetti del Prencipe, dal quale non possono esser puniti, se ben fossero ribelli: che li Pontefici passati non l'hanno intesa, mà esso vuole tener conto della salute dell'anima sua, & vuole trattar le cose di Dio, come si conviene, & vuole la sua riputatione: che haveva fatto sin all'hora officio di Padre, verrebbe al presente ad altri rimedi: che haveva deliberato di mandar un breve hortatorio sopra li 3. capi sopradetti, & se non fosse ubidito in quello spatio, procederebbe più oltre, perché hà potesta sopra tutti & può privare i Rè, & haverà le legioni d'Angeli in favore.


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Historia particolare delle cose passate tra il Sommo Pontefice Paolo V e la Serenissima Repubblica di Venezia
di Paolo Sarpi
pagine 236

   





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