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      Mà trattavano diversamente con li Monachi, & altri Regolari ricchi, & altramente con poveri mendicanti: a questi si diceva che non potendo restare, & osservare l'interdetto, omninamente abbandonasssero i luoghi, & partissero, & che era intentione di Nostro Signore, (cosi chiamando il Papa) che quando altrimente non potessero partire, più tosto sopportassero il Martirio. Alli ricchi dicevano, che il Papa vuole, che l'interdetto si osservi, mà non vuole però, che per questo i monasterij s'abbandonino. Mandarono anco commissarij per alcuni de' Regolari Frati dell'istessa regola, quelli, che infimi nelle loro congregationi, per acquistar merito, s'erano offerti di andare alli pericoli, mà niuno hebbe ardire di entrar' nel Dominio, ne per le minaccie ò promesse furono sovvertiti, se non qualche pochi timidi, o ambitiosi, che furono partiti, sperando gran premij: Spinsero anco alcuni Santoni, o Romiti acciò ch'andassero facendo con li popoli officii sinistri per sollevarli: mà alli confini essendo trovati con scritture & instruttioni adosso, furono rimandati in essecutione d'un commandamento fatto dal Senato sotto il 24. Maggio a tutti li Rettori, di custodire che Frati, o Preti di fuori non entrassero con scritture, acciò non mettessero qualche seditione. Queste furono le cose trattate con arme spirituali, & artificij coperti di pretesto di Religione & pietà, quali tutti restarono senza effetto nello stato della Republica.
      Mà alle Corti de' Prencipi, la cosa non fù ricevuta per tutto all'istesso modo.


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Historia particolare delle cose passate tra il Sommo Pontefice Paolo V e la Serenissima Repubblica di Venezia
di Paolo Sarpi
pagine 236

   





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