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      Diede avviso del tutto il Paulucci à Venetia, dove fù fatta coll'Ambasciator Cardenas la doglianza, che si doveva, e fù approvato quanto il Secretario haveva fatto, Dall'Ambasciator fù scritto al Conte, il quale chiamò il Secretario, & gli disse, che haveva parlato troppo liberamente delli negotij, & che era necessario guardarsi di dare scandalo. Rispose il Paulucci, Che sperava, che col prohibir S.E. che non li fosse data occasione, il caso non sarebbe più successo. Dopo questo l'Inquisitor li fece intender, che non come Inquisitore, mà come amico desiderava parlarli in qualche luogo privato; a che rispose, Che sarebbe stato prontissimo, prima che fosse nata la difficoltà di ascoltarlo come amico in luogo privato, mà dopo non poteva, ne poteva far altro.
      Ma tornando alla negotiatione dell'accordo, la qual mai non si restò di trattare, con tutto che ciascuna delle parti con scritture difendesse le sue ragioni, Fù fatta in fine d'Agosto un'altra apertura, un poco maggiore al componimento, la qual fù quasi il componimento di tutta la negotiatione, se ben poi varie cose furono trattate dopo, tutte senza effetto. Comparve a li 17. Agosto Mons. Di Fresnes con lettere del Rè delli 4. nelle quali diceva, Dispiacerli i disturbi quali passavano tra il Pont. & la Republica, temere gl'inconvenienti che da ciò possono succedere; & per il luogo che tiene in Christianità, & per l'osservanza verso la Sede Apostolica; & per l'amicitia con la Republica, essersi mosso da se ad intromettersi, procurando qualche honesto componimento, mà restar impedito da essequire questo suo lodevole disegno, se la Rep. non si aiuta con li mezi dependenti da lei medesima: haver commesso à Fresnes suo Ambasciatore che essorti la Serenità sua alla continuatione di prudenza, & all'affettione verso Dio, verso la Christianità, & verso il suo Stato medesimo, acertando che l'intentione sua non tende ad altro, se non alla conservatione della libertà della Rep.


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Historia particolare delle cose passate tra il Sommo Pontefice Paolo V e la Serenissima Repubblica di Venezia
di Paolo Sarpi
pagine 236

   





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