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      Mancando le indicazioni degli anni in cui furono compiute, ci sfuggono molte conseguenze che da esse si potrebbero dedurre. Tuttavia possiamo riconoscere due fatti. Il primo è, che in Assiria (e certamente anche a Babilonia) si usava dividere la durata totale del giorno e della notte in dodici parti dette kaspu, senza riguardo alla ineguaglianza dei giorni naturali e delle notti secondo le stagioni. Questo ci conduce a pensare, che gli Assiri possedessero il mezzo di determinare in modo concreto i momenti in cui finiva un kaspu e cominciava il kaspu seguente. Era questa la misura fondamentale, a cui si appoggiavano parecchie altre, siccome più sopra abbiamo esposto. Pertanto acquista fede la testimonianza, benchè molto tardiva, di Sesto Empirico e di Macrobio45 secondo cui quegli antichi osservatori avrebbero fatto uso di apparecchi per la misura del tempo, fondati sull'efflusso uniforme dell'acqua. Ed è molto probabile che l'ugual durata del tempo diurno e del tempo notturno nelle due osservazioni precedenti sia stata determinata con la misura diretta di questi tempi per mezzo di un simile apparecchio, anzi che con deduzioni indirette desunte per via di raziocinio geometrico dalle osservazioni dell'ombra di un gnomone. Sventuratamente non abbiamo in mano alcun mezzo per giudicare qual grado di esattezza abbian raggiunto gli astronomi di Ninive in queste loro operazioni.
      Si tentò anche in Babilonia di stabilire la proporzione, secondo cui varia nelle diverse stagioni la durata dei giorni e delle notti.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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