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      L'errore residuo si trova qui grandemente diminuito; perché secondo le moderne determinazioni 19 anni tropici equivalgono a giorni 6939,60 mentre 235 lune comprendono giorni 6939,69. La differenza per 19 anni non è che di due ore o poco più, e soltanto in capo a molti secoli può manifestarsi un divario sensibile del calendario rispetto al corso naturale delle stagioni e alle fasi della vegetazione.
      Di questo ciclo così importante il P. Kugler ha trovato presso i Babilonesi il primo indizio in documenti scritti verso il principio del secolo IV av. Cristo, cioè posteriori di circa mezzo secolo alla riforma di Metone. Che essi ne abbian ricevuto la notizia dai Greci è cosa possibile, ma, tutto ben considerato, poco probabile. L'esame dei loro documenti astronomici posteriori fa vedere inoltre, che del ciclo di 19 anni essi fecero un uso ben più costante e più generale, che non ne abbian fatto i Greci. A partire dall'êra seleucide (311 av. Cristo) il calendario babilonese si mostra regolato su quel ciclo con norma assolutamente costante, per modo che al P. Kugler è stato possibile di ridurre al calendario giuliano tutte le date babilonesi dei tre secoli precedenti l'êra volgare con un grado notevole di precisione. Noi non possiamo dire altrettanto di tutti i modi di datazione usati dai Greci e dai Romani nei medesimi secoli. Questo è uno dei progressi più degni di nota che sian stati fatti ultimamente nello studio dell'antica cronologia.
      Per le suddivisioni del giorno solare si trova ancora usato qualche volta l'antico kaspu, equivalente a due ore del nostro tempo medio.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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