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      Il principio poi era, che i movimenti dovevano esser semplici, o risultare da elementi semplici; movimenti, quando possibile, uniformi, e quando non uniformi, fatti con velocità crescente o decrescente in modo uniforme. Questi lavori segnano, come bene ha detto il P. Kugler, il più alto grado di perfezione, a cui sia giunta la scienza astronomica dei Babilonesi. Ma di essi pur troppo non son rimasti che frammenti, per alcuni pianeti più, per altri meno completi. Dei calcoli di Marte non si é trovato ancor nulla; poco di quelli di Venere e Saturno; alquanto più per Mercurio. Soltanto per Giove si é conservato quanto basta per ricostruire, almeno nelle linee principali, i diversi metodi o sistemi di calcolo usati nelle varie scuole, i quali, entro i limiti del II secolo av. Cristo (al qual secolo tutti appartengono), mostrano anche sotto alcuni punti di vista una certa scala di progresso crescente. Scarso e frammentario qual'è, tutto questo materiale presenta una tal varietà di cose, che sarebbe impossibile, negli imposti limiti di brevità, esporne un ragguaglio alquanto completo. Bisogna contentarsi di qualche esempio, e per questo sceglierò i calcoli del pianeta Giove.
      Le tavole di Giove hanno propriamente la forma di effemeridi estese ad un numero assai grande di rivoluzioni sinodiche consecutive. Per ogni rivoluzione sinodica si considerano cinque fenomeni, cioé il levare eliaco, la prima stazione, l'opposizione, la stazione seconda, ed il tramonto eliaco; la congiunzione col Sole è omessa, come inosservabile.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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