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      Questo fatto non è sfuggito agli astronomi caldei, i quali ne tennero conto, ma in diverse scuole con diverso modo.
      Nel più antico di questi metodi, il quale sembra fosse praticato nella scuola astronomica di Borsippa, l'autore si è contentato di una approssimazione piuttosto grossolana. Egli ha diviso l'eclittica in due parti. Pel tratto di 155° esteso da 30° Scorpione a 25° Gemini suppose che l'arco sinodico fosse sempre di 30°, e la rivoluzione sinodica di giorni 396; pel tratto di 205° esteso da 25° Gemini a 30° Scorpione invece pose la rivoluzione sinodica di giorni 402 e l'arco sinodico di 36°. E quando un arco sinodico apparteneva in parte al tratto della maggior velocità e in parte al tratto della minore, la sua ampiezza e la durata della rivoluzione sinodica prendevano un valore intermedio, variabile a seconda della proporzione delle due parti comprese nel primo tratto e nel secondo. Tutto questo era ordinato in modo, da conservare esattamente il rapporto fra l'anno siderale e la rivoluzione siderea di Giove. Così si ottenevano l'una dopo l'altra le date dei successivi levar eliaci di Giove, e i luoghi corrispondenti del pianeta. Lo stesso procedimento serviva per gli altri fenomeni, cioè per le due stazioni, per l'opposizione, e pel tramonto eliaco, adottando naturalmente per ciascuno quel valore dell'arco sinodico e della rivoluzione sinodica, che conveniva al luogo corrispondente del pianeta sull'eclittica, secondo la bipartizione qui sopra esposta. Il valore adottato in questi calcoli per la rivoluzione sinodica è definito in modo, che in 71 anni (più esattamente in 878 lunazioni) a Giove si attribuiscano 65 rivoluzioni sinodiche complete.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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