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      Supporremo inoltre (ciò che facilmente sarà concesso) che lo scrittore ebreo vivesse pure in Palestina. Questa regione è così piccola, che senza errare di molto, si può ammettere 32° Nord come latitudine geografica del luogo ov'egli scriveva. Un grado o due in più od in meno non importano gran fatto nella presente questione.
      Come parte interiore del cielo australe assumeremo quella zona che culmina a poca altezza sull'orizzonte; mettiamo, per fissar le idee, ad un'altezza minore di 20 gradi. Le stelle di tal zona non sono visibili che a piccola distanza dalla loro culminazione, cioè in direzione del Sud o poco diversa dal Sud; onde risulta per esse giustificato il nome di interiora Austri.
      VII.
      Poste queste cose, non sarebbe difficile ricercare sopra una carta dell'emisfero celeste australe tutte le costellazioni e in generale tutti gli oggetti celesti, che possono aver qualche diritto ad esser considerati nella presente discussione. Basterebbe esaminare la zona compresa fra due paralleli celesti, l'uno distante di 32° dal polo antartico, l'altro di 52°; il primo dei quali è il circolo di occultazione perpetua per i luoghi di latitudine 32° Nord, e il secondo comprende le stelle che sotto tal latitudine culminano verso Sud all'altezza di 20°. Ma non bisogna dimenticare, che fra l'epoca dello scrittore e la nostra è intervenuto il fatto della precessione, in forza del quale molte stelle australi, che quando fu scritto il libro di Giobbe erano visibili in Palestina e sotto il parallelo 32° Nord, ora sotto quella istessa latitudine non si vedono più, e inversamente.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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