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      Anzi, dovunque nei loro monumenti letterari si rende manifesto un profondo sentimento della natura, e un animo aperto all'osservazione acuta dei fenomeni ed all'ammirazione di ciò che in quelli v'ha di bello e di grandioso. L'interpretazione ch'essi diedero di tali fenomeni (per quanto ancora è possibile rintracciarla in frammentarie e spesso incerte indicazioni sparse qua e là per incidenza nei libri dell'Antico Testamento) sembra a noi, come sempre accade per le cosmologie primitive, assai più fantastica che razionale: essa però non fu tanto esclusiva opera dell'immaginazione, da degenerare in mitologia arbitraria e sfrenata, quale si osserva presso gli Arii dell'India e presso gli Elleni del tempo preistorico. Esclusivamente assorti nel culto di Jahve, all'onnipotenza di questo gli Ebrei riferirono tutta l'esistenza del mondo, e le mutazioni di esso fecero dipendere dall'arbitrio spesso mutabile di lui, nè loro si affacciò mai la possibilità che le operazioni della natura materiale si facessero secondo norme invariabilmente stabilite. Quindi la base di una cosmologia semplice e chiara, in perfetto accordo colle idee religiose, atta a soddisfare interamente uomini di tipo primitivo e d'animo semplice, pieni d'immaginazione e di sentimento, ma poco avvezzi ad analizzare le cose e le ragioni delle cose.
      2. E neppure si creda, che il sapere non fosse tenuto nel debito onore presso i figliuoli d'Israele, e che non vi fossero uomini eminenti per dottrina e coltura superiore, fatti perciò segno all'alta stima dei loro compaesani.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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