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      Anzi, siccome nel discorso del capo XXXVIII Iddio propone a Giobbe una serie di cose impossibili all'uomo e di cui alla divinità è riservato il segreto, potrebbesi anche supporre che il far uscire fuori l'astro al tempo dovuto costituisca una parte della scienza arcana a cui l'uomo non saprebbe arrivare.
      III. Nel passo IV Regum (XXIII, 5) si parla di quelli che ardevano incensi al Sole, alla Luna, a mazzaloth, e a tutta la milizia del cielo. Qui mazzaloth è posto dopo il Sole e la Luna, ma con essi è distinto da tutta la milizia del cielo. La supposizione più naturale e più probabile è, che mazzaloth sia l'astro del cielo più splendido dopo il Sole e la Luna, e che al pari di essi vada distinto di gran lunga dalle altre stelle: così siam condotti inevitabilmente a Venere, la quale dopo il Sole e la Luna è l'unico astro capace di produrre ombra.
      70. A tutto questo devesi aggiungere che la menzione dei tre astri Sole, Luna e mazzaroth separatamente considerati come i tre principali del cielo, ha il suo significato speciale in un culto venuto agli Ebrei da oltre l'Eufrate, ed importato probabilmente coll'invasione degli Assiri. Sole, Luna, e Venere infatti occupavano una posizione preminente nel Panteon delle nazioni mesopotamiche. In molte e molte scolture provenienti dalle escavazioni fatte in Assiria e nella Babilonide e specialmente dove si manifesta qualche idea attinente alla religione, si trova disegnata una triade di astri (simboli certo delle divinità corrispondenti), ciascuno dei quali ha la sua propria figura, identicamente per tutto ripetuta col medesimo tipo.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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