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      I due ultimi libri non solo seguono cotal uso per i tempi in cui esso fu realmente in vigore, ma lo estendono in anticipazione anche ai tempi più antichi, nei quali si sa per documenti sicuri che il principio dell'anno aveva luogo nell'autunno. Così si venne formando poco a poco la tradizione, che il precetto di cominciare l'anno dalla lunazione pasquale fosse stato già stabilito da Mosè, ancora prima che gli Ebrei uscissero dall'Egitto, come si può vedere nel capo XII dell'Esodo, scritto certamente parecchi secoli dopo l'evento: "Questo mese (dell'uscita dall'Egitto) sarà per voi il principio dei mesi, il primo fra i mesi dell'anno"326.
      Abbiam poc'anzi espresso l'avviso, che la trasposizione del principio dell'anno dall'autunno alla primavera si facesse ai tempi di Salomone. Un argomento in favore del nostro modo di vedere si può desumere dal fatto che appunto in quel tempo le forme del culto furono ordinate in modo più regolare, con una magnificenza ed una complicazione affatto nuove. Il computo dei tempi era cosa intimamente connessa colla religione. Il mutamento del principio dell'anno e l'abolizione dei nomi cananei dei mesi, appunto in quell'epoca avvenute, furono probabilmente parti della nuova organizzazione, la quale avea per iscopo di fare del culto di Jahve qualche cosa di esclusivamente nazionale e di assolutamente distinto dalle religioni dei popoli confinanti.
      Per gli usi religiosi il principio dell'anno fu conservato in primavera almeno fino alla distruzione del secondo Tempio e fino alla completa dispersione della nazione.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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