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      In quello dei sette giorni che cadeva dopo il Sabbato, si faceva l'offerta dell''omer329: cioè si offriva un covone di spighe d'orzo novello qual primizia, coi riti prescritti in Levit. XXIII, 10-13. Abbiamo qui la prima relazione del calendario ebraico colle stagioni: dovean cioè, qualche giorno dopo la metà del primo mese, le spiche dell'orzo essere intieramente formate o quasi, quantunque non fosse necessario di averle mature affatto e disseccate. L'orzo comincia a maturar in Palestina col principio di aprile, e nei luoghi più bassi e più caldi si comincia a tagliarlo alla fine dello stesso mese. Onde è chiaro, che il primo novilunio, inizio del primo mese e dell'anno ebraico, non poteva aver luogo che agli ultimi di marzo al più presto, e il sacrifizio del 'omer al più presto alcuni giorni prima della meta d'aprile.
      A partire da questo sacrifizio era permesso di mietere e di cibarsi del grano nuovo. Il taglio del frumento ritardava di qualche tempo su quello dell'orzo, e vi eran inoltre ritardi dovuti al clima più freddo dei terreni più elevati; in conclusione la messe non era finita che nella seconda metà di maggio. Seguiva alla messe la festa detta delle settimane, per la quale l'epoca prescritta era di sette settimane o 49 giorni dopo il giorno del 'omer330: "dal giorno dell'offerta del 'omer numerate sette settimane complete: fino al giorno dopo la settima settimana contate cinquanta giorni". Nel cinquantesimo aveva luogo l'offerta delle settimane, e la festa della messe; la quale poteva ritardare, secondo gli anni ed i luoghi, fino alla fine di giugno.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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