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      Lo stesso però non potevano fare i Giudei d'Alessandria, i quali, poco potendosi servire dei calendari greci e meno ancora del romano, eran sempre costretti ad attingere le notizie relative dal sinedrio palestinese. Allora, secondo che racconta Giulio Africano, essi adottarono l'ottaeteride dei Greci340, supponendola uguale ad otto anni di 365 1/4 giorni, ed a 99 lune di giorni 2917/33. Questo computo era tuttavia molto imperfetto; adattando, come era naturale, le solennità al corso della Luna, presto si fu in disaccordo col corso del Sole e colle stagioni341. Il vanto di dare una base definitiva per il calcolo delle feste e per l'osservanza dei riti era riservato ai Giudei di Babilonia, discendenti dagli antichi esuli colà portati da Nabucodonosor. Dopo molte e varie vicende ed oppressioni, trovarono favore, od almeno tolleranza benevola, sotto gli Arsacidi e sotto i primi Sassanidi; le comunità giudaiche dell'Eufrate prosperarono, e collo svolgersi del ben essere materiale ebbe luogo anche una rigogliosa fioritura intellettuale. Nella prima metà del III secolo troviamo coltivata ed insegnata l'Astronomia nelle scuole di Nahardea e di Sura da professori illustri, come Rabbi Samuel342 e Rabbi Adda, i quali erano in possesso non solo degli elementi esatti concernenti il moto del Sole e della Luna, ma anche conoscevano il ciclo di Metone. Erano essi gli eredi della morente astronomia dei Babilonesi, od erano stati a scuola dai Greci? Comunque sia, già questi maestri avranno saputo ridurre a pratica sicura il calcolo dei noviluni e degli equinozi.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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