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      Per avvedersi del loro carattere comune, che è il movimento periodico entro la fascia zodiacale, è necessario uno studio accurato e abbastanza lungo. È necessario ancora aver riconosciuto che Mercurio e Venere come stelle mattutine sono la stessa cosa che Mercurio e Venere come stelle vespertine. Tutto questo sembra fosse noto ai Babilonesi, almeno al tempo di Nabucodonosor, il quale in una sua iscrizione si vanta di aver elevato un tempio ai sette dominatori del cielo e della terra353. Eppure ciò malgrado la settimana dei Babilonesi, come sopra si è veduto, non era una settimana planetaria, come la nostra, ma era regolata sui quarti di luna. Nel calendario babilonese, di cui sopra si è parlato, non vi è alcuna indicazione nè dei pianeti, nè delle divinità corrispondenti. Invece il più antico uso della settimana libera ed uniforme si trova presso gli Ebrei, i quali non ebbero dei pianeti che una cognizione molto incompleta. L'identità del giorni della settimana col numero dei pianeti, è puramente casuale, e non è lecito affermare che il primo numero sia derivato dal secondo.
      105. Le molte relazioni pacifiche o guerresche dei Giudei con Roma divenuta erede dei re di Siria, ebbero per effetto di far conoscere ai Romani la settimana ed il Sabbato ancor prima della costituzione dell'impero. Orazio, Ovidio, Tibullo, Persio, Giovenale parlano del Sabbato come di cosa notissima; e Giuseppe Flavio poteva scrivere già ai suoi tempi, non esservi alcuna città greca, o non greca, dove non si conoscesse l'uso giudaico di celebrare il Sabbato354. E già verso il medesimo tempo si cominciò ad attribuire ai varii giorni della settimana quei medesimi nomi di divinità pagane, che ancora oggi sono in uso, con poca mutazione, presso tutti i popoli neo-latini, e che si adoperano anche dai popoli d'origine germanica, benchè modificati secondo la mitologia nordica.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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