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      Egli si è studiato di trovare questa regola, e nelle sue interpretazioni la segue con inflessibile rigore. Nota in primo luogo con Ottofredo Müller, che fra i gruppi notabili di stelle collocati nelle regioni medie ed australi del cielo, quattro soltanto hanno dato luogo ad importanti leggende nella mitologia primitiva dei Greci, e sono il Cane (Sirio), Orione, le Hyadi e le Plejadi. Essi sono tutti fra di loro contigui, e formano nel cielo una zona continua, nella quale si seguono secondo l'ordine in cui li abbiamo nominati. Da ultimo è degno di nota il fatto che tutte queste costellazioni, coi loro fenomeni di orto ed occaso rispetto al Sole, hanno anticamente segnato nel calendario rustico e meteorologico dei Greci epoche dell'anno importanti per certi lavori dell'agricoltura, per i ritorni delle piogge, della cattiva stagione, e anche dell'aria malsana. Ora in Giobbe XXXVIII, 31-32 sono appunto indicate quattro costellazioni, certamente importanti, perchè il loro nome nella Bibbia è ripetuto anche altrove: Kimah. Kesil, Mazzaroth e 'Ajisch. L'enumerazione loro è preceduta da una serie di indicazioni meteorologiche (vv. 22-30) e seguita da un'altra serie d'indicazioni consimili (VV. 34-38). All'influsso del cielo (cioè degli astri) sopra la terra si fa allusione diretta subito dopo (v. 33). Da tutto questo Stern conclude che l'autore del libro di Giobbe abbia scelto quelle quattro costellazioni, non tanto in ragione del loro splendore, quanto in ragione delle loro connessioni coi fenomeni atmosferici, e per l'indizio ch'esse davano di alcune fasi importanti delle stagioni.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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