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      Presso i Babilonesi la scoperta del vero numero dei pianeti minori fu certamente anteriore al secolo XII prima di Cristo, perchè (come s'è detto nel capitolo V) i kudurru, o pietre terminali di quel tempo già presentano Venere come stella unica associata col Sole e colla Luna. Considerata la cosa a questo modo, noi giungiamo a comprendere come su monumenti d'alta antichità e anteriori al secolo XII, l'associazione del Sole e della Luna con sette pianeti sia perfettamente naturale, quella appunto che a preferenza d'ogni altra dobbiamo aspettarci. In tale opinione noi siamo confermati dalla divisione delle sette stelle in due serie di quattro e di tre. Le quattro stelle della serie superiore sono manifestamente Venere e Mercurio, ciascuno nelle due elongazioni mattutina e vespertina, considerati perciò ciascuno come due astri differenti. Le tre stelle dell'altra serie corrispondono a Marte, Giove e Saturno, i cui fenomeni sono, com' è noto, assai diversi da quelli delle due apparizioni di Venere e di Mercurio. Che poi simili rappresentazioni siano state ripetute (talvolta forse senza intenderne il vero significato) e consacrate come simboli religiosi anche in tempi assai più recenti, non sembrerà difficile ad ammettere se si consideri che in queste cose materiali le religioni spesso conservano tenacemente le forme del passato anche quando tali forme hanno perduto in tutto o in parte la loro primitiva significazione. Così si continuò a figurare col Sole e colla Luna sette pianeti anche quando fu conosciuto il loro vero numero di cinque.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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