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      Fra questi vi sono i tre nomi enunciati nel libro primo dei Re, ma non se n'č trovato alcuno in cui si possa riconoscere l'Abīb o almeno un suo equivalente424. Rimane dunque ben poco campo alla probabilitą che quel nome abbia a comparir in luce per la scoperta di nuove iscrizioni. Un'altra ragione per credere che l'espressione chodesch haabīb sia d'origine ebraica sta in questo, che nel I libro dei Re i nomi dei tre mesi fenici gią citati sono preceduti dalla parola jerach, dicendosi jerach Ziv, jerach Bul, jerach ha-Ethanim425, secondo l'uso invariabilmente osservato in tutte le iscrizioni fenicie. Nel Pentateuco invece non si dice mai jerach haabīb, come dovrebbe aspettarsi se Abīb fosse un mese del calendario fenicio; ma si suole sempre dire chodesch haabīb secondo l'uso della lingua ebraica, la quale ai nomi propri dei mesi (numerali o babilonesi) fa costantemente precedere la parola chodesch, che significa mese ed anche novilunio426.
      Il risultato della presente discussione si puņ brevemente riassumere cosģ. Vi era nel calendario lunisolare dei Fenici (usato molto probabilmente anche dai Cananei) un mese, durante il quale ogni anno soleva aver luogo in tutto o in parte la maturazione delle spiche primaverili dell'orzo e del frumento nei campi (od almeno in una parte dei campi) della Palestina. Come lo chiamassero i Fenici, o quali regole usassero per mantenere sempre in modo sufficientemente approssimato la corrispondenza del mese colla ricorrenza di quel fenomeno vegetativo, non sappiamo.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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