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      La cosa è meno sorprendente di quanto appaia a primo aspetto. Ciò che finora abbiam chiamato epoca di maturazione delle spiche non era un termine definito, ma abbracciava un grande intervallo di tempo, di cui il principio e la fine potevano essere variamente ed anche in parte arbitrariamente determinati. Già la maturazione stessa, nelle sue diverse fasi, poteva prolungarsi per un mese almeno. Non essendo definita la specie di biada, si aveva la scelta fra l'orzo ed il frumento, dei quali il secondo matura un po' più tardi che il primo431. Di un'altra circostanza ancora si poteva profittare, cioè della diversità delle epoche di maturazione nelle varie regioni della Palestina, le quali presentano una grande differenza di climi. Nella valle di Gerico le messi anticipavano di circa due settimane rispetto a quelle dell'altipiano che è a settentrione di Gerusalemme; il quale, come consta dalle livellazioni di Lynch, è collocato circa 1000 metri più alto che Gerico. L'insieme di queste circostanze permetteva di adattare i riti ebraici a qualunque calendario lunisolare od a qualunque intercalazione che non si scostasse troppo dal corso dei due luminari. Era dunque possibile trovare un mese (come è stato il Nisan babilonese nei tempi posteriori all'esilio) capace di soddisfare a tutte le condizioni che si richiedevano pei riti religiosi prescritti dalla Legge nel mese pasquale.
      IV.
      Interessante è il ricercare qual relazione avesse l'antico anno ebraico col corso del Sole; in altri termini, a quale intervallo dall'equinozio di primavera incominciasse il primo mese di ciascun anno.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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