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      Il carattere semi-poetico delle tante allusioni ch'egli fa alle cose celesti, e la tendenza quasi costante ad avvilupparle in frasi di senso misterioso e non bene determinato, hanno condotto gli eruditi ad una incredibile divergenza d'opinioni: e mentre alcuno gli attribuisce concetti cosmologici appena diversi da quelli dei filosofi ioni, altri l'ha fatto inventore degli epicicli, ed altri del sistema di Copernico. Io prendo dunque a toccare quest'argomento con qualche esitazione, e mi studierò di indicare in ogni parte le opinioni che mi sembrano più verosimili fra le tante, che dai tempi di Aristotele fino ai nostri giorni furono emesse da espositori competenti in questa materia.
      La difficoltà più grave sta nelle contraddizioni che si trovano comparando le opinioni emesse da Platone in diversi tempi ed in diversi scritti. Queste opinioni non si possono affatto combinare insieme in un sistema unico, e chi ha tentato di farlo, non giunse ad alcun risultato probabile. Bene avvisa a questo proposito il prof. Gruppe nella sua esposizione dei sistemi cosmici dei Greci536, che nelle idee platoniche sul cosmo vi è una serie di gradazioni, che da concetti primitivi, i quali apparirebbero puerili, se non fossero altamente poetici, sale progressivamente alle più belle e nobili speculazioni. In questo progresso si distinguono principalmente due periodi, al primo dei quali appartengono il Fedro, il Fedone, i libri della Repubblica, ed il Timeo; al secondo i libri delle Leggi e l'Epinomide, ambidue prodotti dell'ultima vecchiaia dell'illustre filosofo.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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