Pagina (417/604)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Il vario e molteplice suo sapere gli acquistò presso gli antichi fama di uomo dottissimo, e Plutarco571 lo enumera tra i più grandi filosofi, mettendolo alla pari con Aristotele, Socrate, Pitagora, Teofrasto ed Ipparco. I suoi libri erano riguardati come ottimi per materia e per forma572. Le cose nuove e strane in essi disseminate gli valsero il titolo di paradossologo. Avremo occasione di constatare parecchie di queste novità, taluna delle quali gli fa grandissimo onore. Scrisse libri di geometria e d'astronomia, di cui altro più non rimane che pochissime ed aride citazioni, sparse presso gli autori antichi.
      Dai frammenti che appartengono al libro sulle cose celesti (pe?? t?? ?? ???a??) appare, ch'egli considerava gli astri come altrettanti mondi sospesi nell'etere infinito, comprendenti ciascuno una terra (cioè un corpo solido rotondo), circondata da un'atmosfera573. Le macchie della Luna spiegava supponendola circondata da nebbie574. Le comete diceva esser nubi altissime, illuminate dal fuoco superiore; il quale fuoco è certamente quello dell'Olimpo pitagorico575. Codeste opinioni eran per quel tempo da riguardarsi come probabili; ma ora verremo alle cose più importanti.
      Più scrittori con unanime consenso riferiscono, che Eraclide Pontico spiegava il moto diurno apparente del cielo con un moto diurno della Terra; non già, come Filolao, con una circolazione intorno al fuoco centrale, ma con un moto rotatorio da occidente in oriente, che si compieva nello spazio di quasi un giorno intorno al proprio asse.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





Plutarco Aristotele Socrate Pitagora Teofrasto Ipparco Luna Olimpo Eraclide Pontico Terra Filolao