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      L'idea del moto della Terra non era straniera alle menti; scrittori di grido, come Aristotele e Tolomeo credevano necessario di confutarla; Seneca la riteneva ammissibile (vedi Doc. XLIX); ma dai più era riguardata come una supposizione erronea, da alcuni anzi come cosa degna di esecrazione e come un'empietà628. Gli astrologi cercarono con tutte le loro forze di sopprimere una teoria che dovea gettar sottosopra il fondamento delle loro giunterie. E poichè cogli epicicli si riusciva a conciliare i fenomeni colla stabilità della Terra, gli astronomi non ebbero più a ricercare altra ipotesi; nulla indicava più la necessità di ritornare alla supposizione del suo movimento, così contraria al senso volgare e ai placiti delle scuole dominanti, così irta di obbiezioni in un tempo in cui la relazione fra le forze ed i movimenti da esse prodotti era intieramente ignota.
      Non fu dunque deficienza di acume geometrico o di forza speculativa ciò che impedi ai Greci di concepire il vero sistema del mondo. Essi conoscevano quanto noi le tre combinazioni di movimenti che noi chiamiamo sistemi di Tolomeo, di Copernico e di Ticone, e sapevano ancora che tutt'e tre queste forme possono servire alla spiegazione dei fenomeni. Ma ad essi mancava il soccorso di una sana fisica. Nei tempi moderni la gran lotta fra i sistemi tolemaico e copernicano si aggirò precisamente intorno ai medesimi principi fisici e cosmologici. Ambedue questi sistemi potevano (nei secoli XVI e XVII) venir del pari bene usati a rappresentare i fenomeni; sotto il rispetto geometrico essi erano equivalenti fra loro e all'eclettico sistema di Ticone.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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