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      ?a? ?p?p??s???sa? t? ???a?? f?t?, ?pe? ?d??? ???, ?a? ?? ?p?pe?at??sa? t? ??????a ?a????? ? ?? t? ?p? se?????. "Ma quelli (dei Pitagorici) che meglio conoscono queste cose, collocano il fuoco nel mezzo, come potenza creatrice che dal centro vivifica tutta la Terra e ristora ciò che sovr'essa si è affievolito: e per questo lo chiamano alcuni la torre, altri la custodia, altri il trono di Giove. Ed intendono che la Terra sia uno degli astri in questo senso, che anch'essa è organo del tempo. Infatti ell'è causa del giorno e delle notti: di essa la parte illuminata dal Sole produce il giorno; l'altra, che si trova nel cono dell'ombra da essa generata, fa la notte. E questi Pitagorici diedero il nome di Antiterra alla Luna, come ad una Terra eterea, la quale intercetta la luce che riceve dal Sole, come fa pure la Terra: ed anche perchè la Luna è limite delle cose celesti, come la Terra delle sublunari". SIMPLICIO, in Arist. de Coelo, ed. Karsten, p. 229, e presso BRANDIS, Schol. in Arist., p. 505.
      XXVI. ???a??e?d?? ? ???t???? ?a? ??fa?t?? ? ???a???e??? ?????s? µ?? t?? ???, ?? µ?? ?e µetaßat????, t????? d? d???? ?????µ????, ?p? d?sµ?? ?p? ??at????, pe?? t? ?d??? a?t?? ???t???. "Eraclide Pontico ed Ecfanto Pitagorico fanno muovere la Terra, però non di moto traslatorio, ma come una ruota che s'avvolga da occidente in oriente intorno al suo proprio centro". PLUTARCO, Plac. Phil., lib. III, Capo 13. Più corretta e completa è la citazione di questo medesimo estratto fatta da EUSEBIO nella Preparazione Evangelica, lib.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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