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      Con tutto il rispetto che si deve a quel dotto e fecondo scrittore, dirò che non vedo la necessità di una tale conclusione. Qoheleth accenna semplicemente al fatto che il mare non cresce per l'influire dei fiumi; ne conclude, che l'acqua dei fiumi dal mare deve ritornare alle sorgenti. Ma non indica menomamente se tale ritorno si faccia per via atmosferica o per via sotterranea. Che quest'ultima supposizione fosse nella mente degli scrittori biblici, risulta dall'insieme delle loro idee cosmologiche, che stiamo esponendo. Del resto ancora Alberto Magno e San Tommaso opinavano che tutti i fiumi, od almeno i principali traggano origine immediatamente dal mare, dal quale si faccian poi strada sulla terra attraverso ai meati di questa: vedi su ciò lo stesso libro dello Stoppani, p. 347.
      134 AMOS V, 8. L'analogia di queste acque abissali coll'Oceano sotterraneo (apsu) dei Babilonesi è evidente. Veggasi la descrizione di quest' ultimo presso JENSEN, Kosmologie der Babylonier, pp. 243-253.
      135 Ciò risulta dal fatto, che nei libri dell'Antico Testamento occorrono allusioni al giro del Sole, della Luna, delle stelle: giro che sarebbe impossibile, ove la terra si supponesse prolungata giù all'infinito. Senofane, il quale tra i Greci ammetteva questo prolungamento, era obbligato a supporre che gli astri fossero meteore luminose, accendentisi al levare ed estinguentisi al tramonto ogni volta. Il Sole e tutti gli astri invece sono considerati nella Bibbia come corpi sempre identici a loro stessi, e di non interrotta esistenza.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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