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      8. Ma Aristotele, dopo narrata l’opinione di Callippo intorno alle sfere revolventi, aggiunse: «Affinchè dalla simultanea combinazione di tutte (queste sfere) si renda ragione delle apparenze, è necessario, per ciascuno dei pianeti, aggiungere alle precedenti altrettante sfere reagenti meno una, le quali restituiscano sempre alla medesima posizione la prima sfera dell’astro immediatamente inferiore, perchè così soltanto è possibile che si producano i movimenti dei pianeti». Queste cose essendo dette da Aristotele così brevemente e chiaramente, Sosigene, nel lodarne la sagacità, intraprese di trovare a qual necessità servissero le sfere da lui aggiunte143; e dice essere necessario introdurlo nelle ipotesi, affinchè ne derivi posizione e velocità conveniente tanto per quella sfera che rappresenta il moto diurno di ciascun pianeta, quanto per le altre a quella inferiori. Perchè deve ognuna delle sfere simili (per moto e per posizione) a quella delle fisse, o ad un’altra, moversi con questa intorno al medesimo asse ed in un periodo uguale: delle quali cose niente si può ottenere senza l’addizione delle sfere, di cui parla Aristotele. Prendiamo, dice Sosigene, per spiegarci più chiaramente, quelle sfere che portano l’astro di Giove. Se dunque nell’ultima delle quattro (sfere) di Crono, nella quale questo pianeta è incastrato, adatteremo i poli della prima sfera di Giove: in che modo potranno questi rimanere nell’asse della sfera delle fisse, mentre la sfera che li porta si aggira intorno ad un asse diverso e obliquo a quello?


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo II
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 438

   





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