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      E che sarà a dire di quegli altri, di alcuni dei quali non potendo dare Eudosso la spiegazione, tentò di darla Callippo Ciziceno, se è vero che vi sia riuscito? Ma è certo che neppur di questo, com’è chiaro, alcun di loro intraprese la dichiarazione per mezzo di ipotesi prima di Autolico Pitaneo, il quale tuttavia non la potè dare159: intendo parlare del fatto, che gli astri sembrano qualche volta a noi vicini, qualche volta lontani; ciò che per alcuni di essi è evidente a prima vista. Perchè l’astro detto di Afrodite, e quello detto di Marte, nel mezzo delle loro retrogradazioni160 appaiono molte volte più luminosi, così che quello di Afrodite nelle notti senza Luna fa proiettar ombra ai corpi. Ma anche della Luna è facile vedere, ch’ella non si trova sempre alla medesima distanza da noi, perchè non appare sempre della medesima grandezza a chi la considera paragonandola con un altro oggetto. Ciò risulta anche da osservazioni fatte con istrumenti, perchè occorre ora un disco (????????) di undici dita, ora uno di dodici, collocato alla medesima distanza dall’osservatore, per impedirne a questo la vista. Intorno a ciò dà testimonianza, in favore delle cose dette, anche quanto accade in occasione delle eclissi perfette (cioè centrali) del Sole, ed è certo argomento della verità di quelle. Perchè, quando accade che i centri del Sole e della Luna si dispongono in linea retta colla nostra vista, non succedono sempre le medesime apparenze; ma talora avviene, che il cono, che è circoscritto alla Luna ed ha il vertice nel nostro occhio, è pure circoscritto esattamente al Sole: altre volte il Sole rimane tutto occultato a noi per un certo intervallo di tempo; altre volte ancora a questo effetto manca qualche cosa, così che nell’istante medio dell’eclisse, fuori della Luna rimane una specie di lembo annulare che lo circonda161. Onde necessariamente tal diversità delle grandezze apparenti proviene da ciò, che le distanze loro sono ineguali, come accade delle cose che si trovano nell’aria.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo II
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 438

   





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