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      Di questi il più celebre fu Eraclide Pontico; il quale sebbene abbia frequentato assai tempo Platone, e fosse uno dei filosofi di maggior nome usciti da quella scuola, in molte parti si scostò dai dogmi del Maestro. Eraclide Pontico deve considerarsi come uno dei pensatori più profondi e più indipendenti di quel tempo; e quanto sappiamo delle sue speculazioni sui movimenti celesti basta a dar di ciò una prova evidente.
      Grazie alle indagini di vari eruditi, e principalmente di H. Martin, il sistema astronomico di Eraclide Pontico è conosciuto nei suoi tratti più caratteristici171. Egli aveva francamente adottato l’ipotesi d’Iceta e d’Ecfanto sulla rotazione diurna della Terra; e si rendeva perfetto conto delle modificazioni, che in corrispondenza a questa nuova ipotesi si dovevano introdurre nel movimento degli altri corpi celesti. Ei supponeva grandi le distanze degli astri, ed infinita addirittura l’estensione del mondo; probabilmente per non aver a preoccuparsi della parallasse diurna, cioè dall’anomalia apparente che negli astri è prodotta dalla rotazione quotidiana dell’osservatore intorno all’asse della Terra. Ed ei sapeva ancora, che in questa ipotesi la durata della rotazione terrestre, per soddisfare ai fenomeni, non deve essere di un giorno solare esattamente, ma alquanto più breve.
      3. Ma ad Eraclide Pontico si deve ancora un’altra innovazione, forse non meno importante nelle sue conseguenze. I sistemi con cui i filosofi sino allora si erano industriati di dare una spiegazione approssimata dei movimenti celesti, erano fondati tutti sulla ipotesi di rivoluzioni circolari e concentriche intorno al centro del mondo; sia poi che questo centro fosse occupato dalla Terra, come volle Platone ed altri prima di lui, sia che in quel punto si mettesse il focolare dell’universo, come volle Filolao e con lui altri Pitagorici.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo II
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 438

   





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