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      ABBIAMO FINORA SEGUITO LA FILIAZIONE LOGICA DELLE IDEE; ABBIAM CIOÈ TENTATO DI MOSTRARE PER QUALE SEQUELA DI FACILI RAGIONAMENTI POTERONO I GRECI ESSER CONDOTTI ALLE CONCLUSIONI ESPOSTE. RIMANE ORA LA PARTE STORICA DEL PROBLEMA; DISSEPPELLIRE CIOÈ DALLE ROVINE DEI SECOLI ALCUNI POCHI E NON ABBASTANZA STUDIATI AVANZI DI TRADIZIONE, SOLI CAPACI DI DARE LA PROVA, CHE QUANTO FIN QUI FU PRESENTATO COME PLAUSIBILE CONGETTURA, È REALMENTE AVVENUTO.
      IV. ANTICHE NOTIZIE SUGLI ECCENTRI MOBILI.
      14. APOLLONIO DI PERGA. — LA PIÙ IMPORTANTE NOTIZIA, CHE IO ABBIA POTUTO TROVARE CIRCA L’IPOTESI DEGLI ECCENTRI MOBILI, È QUELLA RIFERITA DA TOLOMEO NELL’ALMAGESTO, AL PRINCIPIO DEL LIBRO XII. VOLENDO EGLI SPIEGARE LA TEORIA DELLE STAZIONI E DELLE RETROGRADAZIONI PLANETARIE, E CALCOLARNE GLI ELEMENTI PER I CINQUE PIANETI, SI APRE LA STRADA COL RIFERIRE DUE TEOREMI ELEGANTI CHE DIVERSI GEOMETRI E FRA QUESTI APOLLONIO DI PERGA, AVEVAN PROPOSTI COME FONDAMENTO DI TALE TEORIA. L’IMPORTANZA DI QUESTO PASSO È TALE, DA GIUSTIFICARNE QUI LA RIPRODUZIONE PER INTIERO. TOLOMEO DUNQUE DICE, ALLUDENDO ALLE STAZIONI ED ALLE RETROGRADAZIONI:
      «Ma per trattar questo argomento, diversi matematici, e fra essi Apollonio di Perga, incominciano col dimostrare, che per l’una delle due anomalie, quella cioè che ha luogo rispetto al Sole; se la si rappresenta per mezzo dell’ipotesi epiciclica, facendo cioè muovere l’epiciclo in longitudine secondo l’ordine diretto dei segni in un circolo concentrico allo Zodiaco, mentre l’astro stesso si muove sull’epiciclo intorno al centro di questo con velocità uguale a quella dell’anomalia, e con moto diretto nella parte di esso epiciclo più lontana dalla Terra; tirando dall’occhio nostro una retta qualunque che divida l’epiciclo in modo, che di essa retta la metà della parte compresa entro l’epiciclo stia alla parte compresa fra l’occhio e l’epiciclo, nell’arco più vicino alla Terra, come la velocità dell’epiciclo sta alla velocità dell’astro; il punto determinato sull’arco dell’epiciclo più vicino a noi dalla retta cosi tracciata separa i movimenti diretti dai movimenti retrogradi; così che l’astro, arrivato a quel punto, sembrerà stazionario.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo II
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 438

   





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