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      Perciò non dovettero essergli ignote le costruzioni di Eraclide Pontico, sia che ad esse ei pervenisse coll’intuizione del genio, sia, com’è più probabile, che ne avesse notizia dalle opere, allora recenti e celebrate, di Eraclide stesso. Nè dovettero essergli sconosciuti i ragionamenti, per cui alle idee di Eraclide si era condotti dallo studio accurato del movimento dei pianeti. La connessione che esiste fra il moto così semplice dei pianeti rispetto al Sole e il moto più complicato dei medesimi rispetto alla Terra; il modo, con cui da entrambi derivavano le apparenze osservate: tutto questo doveva esser dimostrato da Aristarco, e ciò si poteva far ottimamente col mezzo di disegni accurati, in cui fossero serbate le proporzioni nelle grandezze delle orbite e nella loro reciproca collocazione246. Nè solo le proporzioni e le giaciture; ma anche la grandezza del tutto egli era in grado di assegnare ponendo a fondamento le distanze della Luna e del Sole da lui precedentemente studiate.
      53. PURTROPPO DI QUESTA OPERA, CHE PER LA STORIA SCIENTIFICA SAREBBE D’UN VALORE INESTIMABILE, NON È RESTATA CHE LA MENZIONE FATTANE DA ARCHIMEDE, COME SI DISSE POC’ANZI; A CUI SONO DA AGGIUNGERE I BREVI CENNI, CHE DELLE IPOTESI IN ESSA OPERA CONTENUTE HA LASCIATO ARCHIMEDE STESSO, E GLI ALTRI CENNI ANCORA PIÙ BREVI DI ALCUNI ANTICHI SCRITTORI. TUTTO QUESTO È NOTO, E NON OCCORRE RIPETERE QUI COME ARISTARCO SI RENDESSE ESATTA RAGIONE DELLE CONSEGUENZE DEL SUO SISTEMA E DELLE OBIEZIONI CHE GLI SI POTEVANO MUOVERE247, STANDO ALLE PAROLE DI ARCHIMEDE, ARISTARCO AVREBBE SUPPOSTO L’ORBITA DELLA TERRA NON SOLTANTO CIRCOLARE, MA ANCORA ESATTAMENTE CENTRATA SUL SOLE: ??? ?? ??? ???????????? ???? ??? ????? ???? ?????? ???????????, ?? ????? ?? ???? ?? ????? ????????... NE POTREMMO CON QUALCHE VERISIMIGLIANZA INFERIRE, CHE ARISTARCO, AL PARI DI EUDOSSO, NON INCLUDESSE NELLE SUE IPOTESI L’ANOMALIA DEL CORSO SOLARE SCOPERTA DA EUTEMONE E CONFERMATA DA CALLIPPO. QUESTA CONCLUSIONE, SE VERA, CI DAREBBE ANCHE UN ARGOMENTO DI PIÙ PER CREDERE, CHE DI ESSA NON SI CURASSE NEPPURE ERACLIDE PONTICO248. MA DI CIÒ SIA QUELLO CHE SI VUOLE.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo II
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 438

   





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