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      Quindi egli considerava la loro applicazione come limitata ai soli pianeti superiori, per i quali infatti erano stati immaginati da Eraclide, o da qualche suo contemporaneo. Ma questa limitazione fu causa, che l’ipotesi degli eccentri mobili venisse presto abbandonata, anche per la minore facilità, con cui essa si prestava a rendere intuitivamente perspicua la dimostrazione dei fenomeni. Un’altra ragione di abbandonarli fu l’impossibilità di adattarli al sistema delle sfere solide, al quale servivano invece benissimo gli epicicli.
      IX. - Tutto questo svolgimento teoretico ebbe per iscopo di rappresentare soltanto la grande anomalia planetaria, quella che produce le stazioni e le retrogradazioni. La necessità di introdurre anche l’anomalia zodiacale non fu riconosciuta, a quanto pare, prima d’Ipparco. La scoperta dell’anomalia zodiacale fu forse anche una delle cause, per cui fu presto abbandonato il sistema d’Aristarco. Finchè le orbite di questo sistema potevano considerarsi come circolari, concentriche, ed uniformemente descritte, la sua semplicità e la sua simmetria dovevano essere un potente argomento in suo favore. Ma tale semplicità e simmetria non si potevano più conservare introducendo l’anomalia zodiacale. Era allora inevitabile d’ammettere in esso moti eccentrici ed epiciclici, simili a quelli di cui più tardi fece uso Copernico. Così il principio fondamentale rispettato in tutti i primi sistemi cosmici dei Greci, e mantenuto ancora da Aristarco, di non ammettere nel cielo circolazioni intorno a punti ideali privi di ogni fisica entità, andava perduto; con esso andavan perdute la simmetria e la semplicità che costituivano il pregio principale del sistema d’Aristarco in un’epoca ancora incapace di risalire al vero principio fisico regolatore di tutti quei movimenti.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo II
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 438

   





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