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      Quantus corporibus, quantus labor imminet agris!
      725
     
     
      730
     
     
      735
      QUI IL PLURIMUS ARDOR VERSO 726 E IL GRAVIS ARDOR VERSO 732 SONO RIFERITI AL MENTO DEL CANE, CIOÈ A SIRIO SENZA MENZIONE DI COLOR ROSSO, MULTUS RUBOR INDUIT ORA ACCENNI AL CAPO DELLA FIGURA IN GE. NULLAMENO QUAND’ANCHE SI VOLESSE RIFERIRE IL MULTUS RUBOR SIRIO, NON PER QUESTO SI AVREBBE UNA PROVA DEL COLOR ROSSO DI QUESTA STELLA. INFATTI IL POETA USA SPESSO LE PAROLE RUBOR, RUBENS ESPRIMERE L’IDEA DI LUCE INTENSA O DI SPLENDORE. EGLI ATTRIBUISCE QUESTA PROPRIETÀ ALLE STELLE D’OFIUCO (V. 232), A QUELLE DI CASSIOPEA (V. 454), AL ROMBO FORMATO DA QUATTRO STELLE DEL DELFINO (V. 709), ALLE TRE STELLE DELLA CINTURA D’ ORIONE (V. 723), A TUTTO IL PESCE AUSTRALE (V. 810). IN QUESTO EI NON È SOLO FRA I POETI LATINI; GIÀ PROPERZIO AVEVA FATTO ROSSA LA LUNA (LIB. I, ELEG. 10):
      Et mediis coelo Luna ruberet equis:
      e Virgilio aveva osato far rossa tutta la zona equatoriale del cielo (Georg. . 234):
      Quinque tenent coelum zonae, quaram una coruscoSemper Sole rubens, et torrida semper ab igni:
      dal che incoraggiato Dante (Purg. ) fece rosseggiare addirittura tutto lo zodiaco:
      Tu vedresti il Zodiaco rubecchio
      Ancora all’Orse più stretto rotare.
      E si potrebbero citare molti altri esempi consimili.
      Della parola rutilus poi fa un abuso straordinario; in tutto il poema, che è di 1325 versi, questa si trova applicata almeno quaranta volte ora alla luce del giorno, ora alla notte stellata, ora ai segni dello zodiaco: e spesso a stelle isolate, a gruppi di , ad intiere costellazioni.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo II
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 438

   





Luna Georg Sole Dante Purg Zodiaco Orse