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      VI. CONCLUSIONI.
      1. La qualificazione ????????? applicata a Sirio negli Almagesti Greci non è confermata dagli Almagesti di tradizione arabica finora esaminati, ed è indirettamente smentita da quanto Tolomeo stesso scrive sui colori di alcune stelle nel Tetrabiblo. L’ipotesi di Schjellerup, secondo cui quel vocabolo in uno degli originari manoscritti sarebbe stato arbitrariamente surrogato alla vera dizione ??? ???????, acquista una certa probabilità.
      2. Ai passi dei traduttori e parafrasti latini d’Arato, che furono allegati come documenti nella presente questione, non si può dare la più piccola importanza.
      3. Si può considerare come certo, che originariamente presso i Romani Canicula indicasse la stella principale del Cane minore, cioè Procione; e che l’applicazione fatta più tardi di questo nome a Sirio, sia derivata da una confusione fra i due Cani celesti, il cui levare eliaco quasi coincideva colla stessa epoca del calendario, eSI SUPPONEVA SEGUITO DA IDENTICI EFFETTI SUL CLIMA, E SULLA VITA ANIMALE E VEGETALE.
      4. L’EPITETO DI RUBRA APPLICATO DA ORAZIO ALLA CANICULA (CHE PER LUI È PROBABILMENTE PROCIONE E NON SIRIO) HA RELAZIONE COLLA CAGNETTA ROSSA CHE SI USAVA SACRIFICARE NELLE ROBIGALIA; DELLA QUALE POI IL COLORE ASSAI PIÙ NATURALMENTE SI DERIVA DA QUELLO DELLA RUGGINE (ROBIGO), CHE DA QUELLO D’UNA STELLA QUALSIASI.
      5. L’osservazione citata da Seneca sul colore comparato della Canicola (Sirio?) di Marte e di Giove, può aver avuto un fondamento reale, senza che per questo siamo obbligati ad ammettere una mutazione nel colore di Sirio.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo II
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 438

   





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