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      Trattandosi dell’esame di antichi testi, i quali per lo più in simili materie ammettono una latitudine più o meno grande d’interpretazione, non è possibile dare alle dimostrazioni tutto il rigore matematico; e il risultato non può essere che una probabilità maggiore o minore, che da diversi giudici può esser diversamente giudicata. In tale diversità di opinioni suole che ciascuno due , anche conosciuti tutti gli argomenti dell’altro, rimane del parere di prima. Cosi è avvenuto a me, e così probabilmente avverrà al dott. . Non può esser pertanto mia intenzione di far un esame critico delle sue ragioni, intavolando una discussione che potrebbe costare tempo e molto lavoro e forse poi anche non condurre ad alcun risultato decisivo. Ma nel lavoro del dott. See si contengono alcuni fatti da me prima ignorati, o da me taciuti come poco rilevanti per la questione. Su questi io intendo fermare l’attenzione con alcune brevi note, le quali, formando supplemento alla memoria precedente, la renderanno completa per quanto mi è possibile. In tal modo, dopo che ciascuno di noi avrà fatto un’esposizione integrale di ciò che si può dire in favore del suo modo di vedere, il lettore imparziale potrà dal canto suo estimare le probabilità relative dell’una e dell’altra opinione, e decidere con piena cognizione di causa.
      VII. SIRIO NELL’ILIADE.
      In tre luoghi di questo poema è fatta allusione a Sirio, che qui si riferiscono nel testo loro originale e nella Versione del Monti.
      ILIADE V, vv. 4-7:
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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo II
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 438

   





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