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      Ora divenne manifesto anche un altro genere di correlazione fra il cielo e la terra, quella che si riferisce alla posizione geografica dei luoghi. Non senza meraviglia nel variare dei climi si scoperse un progresso regolare dal settentrione verso mezzodì, al quale corrispondeva manifestamente una diversa inclinazione del Sole e della sfera stellata. Tutta la natura organica e l’aspetto stesso degli uomini attestava questo fatto; ad influssi diversamente combinati degli agenti celesti ed atmosferici dovevasi il color bianco dello Scita e quello dell’Etiope adusto; la produzione degli orsi e degli abeti in un luogo, quella dei coccodrilli e delle palme in un altro. Per la prima volta dunque si affacciò alla mente degli uomini riflessivi l’idea, che essi, con quanto li circondava, dovevano far parte di un GRAN SISTEMA, ordinato sapientemente secondo un principio superiore, del quale i fatti particolari erano manifestazioni connesse fra di loro. Fu la ricerca di questo principio e lo studio di queste manifestazioni, che diede origine alla filosofia naturalistica degli Ionii, la quale cominciò appunto in Mileto con Talete ed Anassimandro.
      In questo stadio incipiente della scienza non poteva aver luogo ancora la distinzione così netta, che ora si fa, dei fenomeni atmosferici dai fenomeni astronomici. Tutto ciò che appare in cielo era soggetto di curiosa speculazione. Alcune di queste apparenze presentavano certamente un carattere di periodicità più regolare e parevano assoggettale ad un ordine più rigoroso e più manifesto; ma non era facile allora condurre quella linea di separazione che a noi pare cosi evidente, o che del resto fu completamente stabilita soltanto in tempi moderni, quando s’imparò a conoscere la vera origine delle comete e delle piogge meteoriche.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo II
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 438

   





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