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      Nondimeno si può domandare, perchè all’intento di formare un grande anno meteorologico Eudosso non abbia preso per base il ciclo di Metone. Due motivi potevano indurlo a questo. Primo, un ciclo di 19 anni eguali ciascuno a 365 ¼ giorni non dà un numero intiero di giorni. Secondo, un tal periodo è troppo lungo perchè un solo osservatore possa studiare con esso il rinnovamento degli influssi meteorici. Fra tutti i cicli possibili l’ottaeteride è il più breve, che riconduca approssimativamente i periodi del Sole e della Luna; e perciò fu adottato da Eudosso. Posta dunque da banda ogni supposizione concernente il ritorno ad una forma di calendario antiquata e già reietta, noi dobbiamo considerare l’ottaeteride presso Eudosso come un modo di ordinare periodicamente le osservazioni delle meteore secondo gli influssi combinati del Sole e della Luna. E dobbiamo supporre, che egli, o solo, o con aiuto d’altri osservatori abbia continuato le annotazioni almeno per otto anni, onde esaurire tutte le possibili combinazioni dei due astri. E di questa serie d’osservazioni o del parapegma ottennale su di esse composto parlano gli antichi scrittori quando dicono che l’ottaeteride fu inventata da Eudosso e nominano il libro da lui pubblicato con questo nome. L’idea di studiare le variazioni del tempo per tutta questa durata fu seguita anche da altri osservatori, e così si citano Dositeo e Critone come autori di una ottaeteride eudossiana: espressione che non avrebbe alcun senso, se si volesse intendere di un semplice ciclo astronomico.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo II
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 438

   





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