Pagina (329/438)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Nella traduzione di Platone Tiburtino, la sola che fosse nota agli astronomi fino ad oggi, questa parte era affatto guasta ed inintelligibile, così da dare ingiustamente origine a critiche di Regiomontano e di Delambre, che colla nuova interpretazione non hanno più ragione di essere. Anzi la trattazione di Albatenio, fondata sopra l’uso della proiezione ortografica, è ingegnosa ed interessante, e costituisce ora uno degli ornamenti più belli della nuova edizione.
      Albatenio fece della sua opera due edizioni, una prima e l’altra dopo l’anno 901 di Cristo. Noi possediamo la seconda, alla quale soltanto si riferiscono i numerosi passi che il Nallino ha potuto rintracciare presso gli scrittori arabi. Del testo arabico non esiste più che un solo esemplare nella biblioteca dell’Escuriale, che il Nallino giudica esser stato scritto alla fine del secolo XI o al principio del XII. Contiene tutta intiera l’opera, testo e tavole, senza alcun titolo nè sottoscrizione. Esso è stato trascritto da altro codice corrotto ed interpolato, il cui autore, avendo sott’occhio un esemplare guasto e manchevole, aveva tentato di correggere gli errori e di supplire le lacune. Fortunatamente (dice il Nallino) era costui un uomo assai imperito delle matematiche, onde le sue così dette correzioni e i suoi supplementi si possono sempre facilmente distinguere dal vero testo di Albatenio397. Molti errori del codice dell’Escuriale non si devono attribuire a sviste del copista, ma a temerarie emendazioni di lui, il quale qua e là ha anche aggiunto di suo capo, e talvolta guastò l’esposizione di Albatenio per farla concordare con una figura male disegnata.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo II
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 438

   





Platone Tiburtino Regiomontano Delambre Albatenio Cristo Nallino Escuriale Nallino Nallino Albatenio Escuriale Albatenio