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      CON QUESTO SEMBRA DIMOSTRATO, CHE INTERPOLAZIONI GRECHE OCCORRONO NEL SÛRYA-SIDDHÂNTA, LO STESSO È CERTAMENTE PROVATO RIA VARÂ. IL CHE NON VUOL POI SIGNIFICARE, CHE PRIMA NON ABBIA GIÀ ESISTITO UN’ASTRONOMIA INDIANA. AL CONTRARIO, NESSUNO NE NEGA ’ESISTENZA;TUTTA LA QUESTIONE SI RISOLVE IN QUESTO, CHE ALCUNI CREDONO INDIGENA QUELL’ASTRONOMIA PRIMITIVA, ALTRI LA VOGLIONO DALLA CHINA, ED ALTRI FINALMENTE, AI QUALI NOI VOLENTIERI CI ASSOCIAMO, DALLA BABILONIDE. DA QUEST’ULTIMO LUOGO CERTAMENTE DERIVANO LE FRAZIONI SESSAGESIMALI TANTO DEGLI INDIANI CHE DEI GRECI; COSICCHÈ, A DIRLA SUBITO, DALL’USO COMUNE DI QUELLE FRAZIONI NULLA SI POTREBBE ARGUIRE RISPETTO AD UNA COMUNICAZIONE DIRETTA FRA GRECI ED INDIANI.
      Qual’è l’epoca di quel libro più antico, del Sûrya-Siddhânta? questo dobbiamo dar la risposta, che tante volte occorre nelle questioni di cronologia indiana: non lo sappiamo con precisione. ’opinione ch’esso appartenga al IV o al V secolo411, sembra appoggiarsi alla necessità di metterlo almeno uno o due secoli prima di Varâhamihira, e alla convenienza di non farlo tuttavia ascendere a tempi anteriori al 200 di Cristo. Quest’ultimo limite fu fissato per mezzo di una ingegnosa congettura. Nel principio dell’opera si dice, che Sûrya, il Sole, ne rivel? il contenuto ad Asura Maya, il demone Maya, il quale scrisse quanto gli fu rivelato. In questo demone, padre dell’astronomia, ha riconosciuto Weber412 il nome Turamaya, cioè Ptolemaios, naturalmente nessuno dei re di tal nome, ma l’astronomo alessandrino del II secolo di Cristo.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo II
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 438

   





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