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      Vedi qui sopra p. 198 (aggiunto il 6 aprile 1899).
      292 Libro II, c. 35, p. 74 dell’ed. Di Bunte.
      293 Forma il libro X dell’opera di COLUMELLA, De Re Rustica.
      294 Un tal caso per esempio sembra esser accaduto ad EURIPIDE, quando affermò (Ifigenia in Aulide versi 6-8) che Sirio è vicino alle Plejadi, mentre realmente erano e son distanti fra loro quasi 60 gradi, cioè un terzo di tutta l’ampiezza del cielo visibile; sembra esser accaduto a PLINIO, quando affermò (Hist. Nat. XVIII, c. 29) che Procione precede il Cane nell’occaso eliaco, mentre ai suoi tempi lo seguiva di circa un mese; e sembra esser accaduto ad OVIDIO, quando afferma (Fasti IV, v. 924) che il Cane ha il suo levare eliaco alla fine di aprile, mentre ai suoi tempi lo faceva dopo la metà di luglio. Una vera disperazione pei commentatori sono i versi 237-238 libro IV delle Georgiche, dove VIRGILIO FInge che le Plejadi al tramonto fuggano inseguite da un Pesce celeste; il quale poi non è visibile sull’orizzonte in alcun canto. Infatti è agevole convincersi con un globo, che al tramonto delle Plejadi tanto i Pesci zodiacali, quanto il Pesce australe e (se si vuole chiamarla anche un Pesce) la Balena, sono tutti nascosti sotto l’orizzonte.
      295 Il fatto della colorazione rossa degli astri maggiori presso l’orizzonte non era totalmente ignoto agli antichi. PLINIO (Hist. Nat., II, 18): Color Solis, quum oritur ardens: post, radians.
      296 Poet. Astronomicon, libro II, c. 35, p. 74, ed. Bunte.
      297 Poet. Astronomicon, libro IV, c. 15, p. 119, ed.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo II
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 438

   





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