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      Liddyard Nicholas30, missionario nella Nuova Zelanda: «Tra due mesi si leverà un gruppo di stelle, due delle quali rappresentano il dinnanzi, alcune altre il didietro di una piroga; e subito dopo apparirà una stella che noi chiamiamo l’ancora, la quale, col suo tramontare la sera, e col suo levarsi allo spuntar del giorno, regola le nostre ore di riposo e di lavoro». È manifesto che il capo Neozelandese si riferiva al levare e al tramonto eliaco di quelle stelle.
      La divisione del giorno presso gli uomini primitivi si faceva estimando quella porzione dell’arco diurno, che era stata percorsa dal Sole dopo il suo levare, o che mancava perchè esso giungesse al tramonto. Ciò è particolarmente facile nella zona torrida, dove tale stima porta principalmente sul moto del Sole in altezza, e nelle regioni vicine al circolo polare, dove cade sopratutto sul moto del Sole in azimut. Ma non si deve credere che la stima sia troppo difficile anche nei luoghi di latitudine intermedia. Io che scrivo queste linee, ho avuto occasione di conoscere, fra i contadini abitanti sotto il 45° parallelo, alcuni dotati di spirito di osservazione molto acuto, i quali in ogni tempo sapevano stimare l’ora dall’aspetto del Sole in relazione cogli oggetti dell’orizzonte, senza errare più di un quarto d’ora comunemente, e non mai con errore di mezz’ora: il che indica un’idea esatta della posizione ed ampiezza dell’arco diurno percorso dal Sole nelle diverse stagioni.
      Addurrò alcuni esempi di questa pratica che in ogni tempo ha dovuto esser generale, ed è anche adesso molto usata dalla gente che vive all’aperto e non ha comodo d’orologi.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo III
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 336

   





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