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      Avvenne ora qui ciò che poi si verificò pel computo giuliano. La trasformazione dell’anno naturale in civile, con tanta solennità stabilita come regola dei tempi futuri, supponeva una durata dell’anno sufficientemente esatta perchè nel prossimo avvenire l’errore non fosse sensibile, ma non abbastanza esatta perchè questo errore non avesse a diventar riconoscibile in un periodo di tempo alquanto più lungo. Allora il rispetto naturale per l’opera dei maggiori ha dovuto trattenere dall’introdurre mutazioni, e gli Egiziani hanno potuto per lungo tempo servirsi di un calendario che sapevano essere fuor di posto, ed aspettare ad introdurvi nuove riforme quando il male era divenuto troppo grave. A quel modo che le riforme del calendario dei Romani ebbe luogo soltanto quando l’anno era uscito di 80 giorni dalla sua posizione naturale rispetto al giro del Sole, così gli Egiziani non pensarono ad una riforma definitiva, che quando il levare eliaco di Sirio, il quale negli antichi tempi succedeva il 1° di Pachon, si era poco a poco trasportato, nel periodo del disordine, al principio di Thoth, che seguiva di 120 e più giorni il principio di Pachon: e ciò avvenne intorno all’anno — 2782. Si può anzi pensare che la coincidenza del levare eliaco di Sirio col principio dell’anno, fosse stimata buona occasione per la riforma definitiva102.
      MA ESSI NON ADOTTARONO LO SPEDIENTE EROICO DI GIULIO CESARE, E RIPUTARONO PROBABILMENTE COME COSA SACRILEGA L’INTRODURRE UN ANNO DI 16 MESI. AVENDO DEDOTTO DALLE ANTERIORI ESPERIENZE CHE NESSUN NUMERO INTIERO DI GIORNI PIÙ DI 365 SI AVVICINA ALLA DURATA DELL’ANNO; ED IGNORANDO, FORSE NON SUPPONENDO NEPPURE POSSIBILE, CHE OLTRE A QUEL NUMERO INTERO ESISTESSE LA FRAZIONE A NOI NOTA, ESSI COSTITUIRONO COME BASE FUTURA ED INVARIABILE DEI COMPUTI L’ANNO DI 365 GIORNI, COMINCIANDOLO, COME DI CONSUETO DAL 1° DI THOTH, E COLLEGANDONE IL PRINCIPIO COL LEVARE ELIACO DELLA STELLA D’ISIDE E COL PRINCIPIO DELL’INONDAZIONE DEL NILO103. CON CIÒ I SEGNI GEROGLIFICI DEI MESI E LE DIVINITÀ CON CUI ERANO PERSONIFICATI NON CORRISPONDEVANO PIÙ AI FENOMENI FISICI, MA QUESTO ERA UN PICCOLO INCONVENIENTE DI FRONTE A QUELLO CHE SAREBBE NATO SE SI FOSSE DOVUTO CAMBIARE QUEI SEGNI E QUEI MESI PER OTTENERE LA CORRISPONDENZA. L’EGITTO ERA GIÀ COPERTO DI MONUMENTI E DI ISCRIZIONI GEROGLIFICHE, IN CUI QUEI SEGNI O QUEI SIMBOLI APPARIVANO CON TUTTA L’AUTORITÀ DELLE COSE ANTICHE. MUTARNE IL SIGNIFICATO ERA SENZA DUBBIO CONSIDERATO COME UN’EMPIETÀ. COSÌ I SEGNI DELLA VEGETAZIONE SI FECERO CORRISPONDERE AI MESI DELL’INONDAZIONE, I SEGNI DELL’INONDAZIONE FURONO ADATTATI AI MESI DELLA MESSE, E I SEGNI DELLA MESSE AI MESI DELLA VEGETAZIONE, PRECISAMENTE COME PRESSO GLI ODIERNI ASTRONOMI IL SEGNO DEL CANCRO CORRISPONDE ALLE STELLE DEI GEMELLI E IL SEGNO DEL CAPRICORNO ALLE STELLE DEL SAGITTARIO.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo III
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 336

   





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