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      Nei nostri climi tutte queste cose dipendono dal ritorno del Sole ai punti solstiziali. Per l’Egitto invece è questo un fenomeno d’importanza solo indiretta; o per meglio dire il corso del Sole non si connette col ciclo delle occupazioni e delle feste annuali se non perchè esso accompagna prossimamente130 il periodo delle piene del Nilo. Di guisa che se per qualche vasta mutazione nella regione delle sue sorgenti queste piene venissero ad anticipare od a ritardare di un mese rispetto al solstizio estivo, le fasi del calendario agricolo egiziano, e le epoche delle seminagioni e delle raccolte, e quant’altro da queste dipende, verrebbero ad anticipare od a ritardare anch’esse di un intervallo circa uguale senza quasi alcun riguardo al corso del Sole.
      III. - Ma l’inondazione del Nilo non si riproduce ogni anno con fasi perfettamente uguali in durata ed in intensità; il principio ed il culmine della piena variano la data di parecchi giorni da un anno all’altro, e talora anticipano o ritardano di due o più settimane rispetto all’epoca normale131. Nè il principio nè il colmo possono dare termini precisi, perchè non sono fenomeni istantanei, ma succedono per gradi insensibili. Occorreva dunque prendere per norma del calendario qualche altro fenomeno, il quale presentasse i suoi ritorni in modo più facile all’osservazione. Imitando in ciò molti altri popoli primitivi, i quali assunsero a norma delle stagioni e del calendario il levare e il tramonto eliaco delle stelle, gli Egiziani presero come punto di partenza dell’anno naturale il levare eliaco di Sirio.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo III
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 336

   





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